mercoledì 28 gennaio 2015

The German Doctor



THE GERMAN DOCTOR. WAKOLDA
N.B. Essendo un tema a me caro, mi dilungherò un pochetto.
Che fine hanno i gerarchi nazisti alla fine della Seconda Guerra Mondiale? Beh, molti, tra cui i più importanti, morirono prima della fine del conflitto. A parte Ernst Röhm morto nel 1934, fu Reinhard Heydrich, ucciso nel 1942 dai partigiani cecoslovacchi, il più importante tra i fedelissimi a morire a guerra in corso. Adolf Hitler si suicidò nel suo bunker nelle ultime ore del conflitto e così fecero anche Heinrich Himmler e Joseph Goebbels. La maggior parte degli uomini di spicco del Reich rimanenti fu processata al celebre Processo di Norimberga e poi furono assolti. Il comandante in capo della Luftwaffe Hermann Göring si suicidò invece la notte prima della sua impiccagione; Rudolf Hess fu condannato all'ergastolo e morì nel 1987 a 93 anni poco prima di essere rilasciato, suicida o assassinato probabilmente non si saprà mai. Il Governatore del Governatorato Generale Hans Frank, ovvero la Polonia, dove si svolse la Soluzione Finale, fu impiccato, stessa fine che toccò al comandante di Auschwitz Rudolf Höß e la maggioranza degli imputati. Tra le condanne più discusse quella dell'ammiraglio Karl Dönitz a dieci anni di detenzione: ma si sa, la storia la fanno i vincitori.
Comunque molti nazisti non finirono mai di fronte a nessun tribunale perché Stati Uniti e Unione Sovietica se li "spartirono" in vista di quella che sarebbe diventata la Guerra Fredda. Un esempio? Wernher von Braun da maggiore delle SS grazie ai suoi famosi razzi, a direttore del Marshall Space Flight Center per la NASA. O Otto von Bolschwing da spia delle SS a spia della CIA.
Molti però furono i nazisti che riuscirono proprio a far perdere le loro tracce, fuggendo grazie alla "Ratline", la "via del ratto". Grazie ai beni sottratti agli ebrei e all'appoggio di alti prelati, O.D.E.SS.A. (Organizzazione degli ex-membri delle SS) riuscì a far fuggire molti ufficiali tedeschi prima in Svizzera e poi in Italia e da lì in America Latina. Così si sono salvati, probabilmente, il comandante della Gestapo Heinrich Müller, uno dei responsabili dell'eccidio delle Fosse Ardeaitine Erich Priebke e il Boia di Lione Klaus Barbie. E come abbiamo visto lunedì scorso anche Adolf Eichmann era uno dei rifugiati in Sudamerica. Così come, e lo vedremo lunedì, anche il dottor Josef Mengele trovò rifugio in Sud America, tra il Paraguay e il Brasile. Proprio quel Josef Mengele, noto come l'Angelo della morte di Auschwitz, autore di spaventosi e disumani esperimenti medici sui deportati, anche e soprattutto bambini, e in particolare i gemelli.

Il film della settimana scorsa e quello di questa settimana hanno quindi diversi punti in comune. Si parla di nazisti in fuga in Sudamerica, e soprattutto Eichmann Mengele hanno una caratteristica in comune, ben sintetizzata da Hannah Arendt, la freddezza con cui hanno compartecipato alla scrittura di una delle peggiori pagine della storia del Novecento. In loro non si trova l'odio per la razza ebraica in loro non c'era quell'odio viscerale per gli ebrei manifestato dai vari HitlerHimmler. Erano ben diversi da un Kurt Franz o un Rudolf Hoss. Per loro gli ebrei non erano "il nemico", erano "niente". E forse questo è ancora più spaventoso. Per Eichmann erano la "merce" da trasportare verso i luoghi di sterminio. Per Mengele erano cavie da studiare e su cui svolgere i suoi esperimenti.
Un altro punto di contatto tra questi due film è che entrambi sono diretti da una donna: sono abbastanza rare le registe donne che quindi vale la pena sottolinearlo. La regista di Wakolda si chiama Lucia Puenzo, figlia d'arte del regista Luis Puenzo(Oscar per La storia ufficiale negli anni '80). Non ricordo se il suo film d'esordio l'ho visto proprio al Cineforum o altrove, il premiatissimo XXY, la storia di un adolescente intersessuale e della difficoltà a decidere quale sarà il suo futuro, se uomo o donna.
Però dal punto di vista cinematografico Hannah Arendt e The German Doctor. Wakolda non potrebbero essere più diversi: il primo in biopic dal sapore di trattato filosofico, il secondo un teso thriller psicologico. Del cast da segnalare il protagonista, Àlex Brendemühl, attore di madre spagnola e padre tedesco, probabilmente sconosciuto in Italia ma di cui vi consiglio di recuperare, se non siete deboli di stomaco, anche l'horror Insensibles di Juan Carlo Medina.

    PROGRAMMAZIONE IMPERIESE
    Cinema Centrale: Unbroken
    Cinema Imperia sala 1: Notte al museo 3
    Cinema Imperia sala 2: John Wick / Asterix e il regno degli dei
    Cinema Dianese: Sei mai stata sulla Luna? Miniscule

    Buon cinema,
    Marco Frassinelli

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